Scheggia e Pascelupo
Cosa fare in vacanza a Gubbio? Ti suggeriamo una piccola gita , a solo venti minuti di di distanza.
Scheggia e Pascelupo, storia e cosa fare…
A Gubbio, la strada che supera le strette del Bottaccione fra due pareti di roccia sanguigna, sale fino al valico della Madonna della cima, e ridiscende verso Scheggia, l’antica Schisa detta anche mutatio ad Hesis o ad Ensem, ove non rimane in piedi che un ricordo di pietra di quell’altissimo ponte a botte (1789) detto anche Botte d’Italia che nascondeva entro lo spessore delle sue mura i covi dei briganti, signori e peste delle strade nello stato pontificio.
Il territorio montuoso e boscoso di Scheggia fu abitato fin dall’antichità dal popolo degli Umbri, che trovarono in questa zona la collocazione ideale per il Tempio Iovis-Penninus, divinità agreste, venerata da loro.
Scheggia appartenne nel medioevo a Gubbio, poi a Perugia e ai Montefeltro, passando quindi alla Chiesa.
Al centro dell’abitato, difronte al monumento ai caduti, si leva un’antica torre dalla sagoma tozza.
Due piccoli e deliziosi paesini in un unico comune, fino al 1878 Scheggia e Pascelupo formavano due comuni diversi; in tale anno le due comunità furono aggregate.
Lo testimonia lo stemma del comune così descritto nel decreto di concessione dell’otto novembre 1957 firmato dal presidente della Repubblica Giovanni Gronchi.
Pascelupo è uno straordinario avamposto fortificato del formidabile comitato eugubino, prima, e del ducato d’Urbino, poi, Pascelupo assolse sempre, ed egregiamente, alla funzione di baluardo a guardia e difesa del territorio orientale del comune medioevale di Gubbio e di quello meridionale dello Stato d’Urbino a datare dall’anno 1396, cessata la dominazione diretta da parte del Comune medioevale di Gubbio, il vetusto «castello murato», a pianta circolare di Pascelupo entrò sotto la sfera d’influenza dei Conti di Montefeltro.